Stanislao Lista, lo scultore degli angeli di San Gennaro

Se, nelle vostre uscite fuori porta di primavera, vi trovate a Napoli, magari dalle parti di via Duomo, potrete alzare lo sguardo verso il torrione destro della cattedrale di Santa Maria Assunta e ammirare splendidi angeli con i simboli di San Gennaro. Ebbene quell'opera fu realizzata da un salernitano, lo scultore Stanislao Lista, nato l'8 dicembre 1824 e morto il 12 febbraio 1908, nel capoluogo campano.
Gli studi e l'insegnamento
Figlio di Giuseppe, ingegnere, che lo avviò agli studi di architettura e prospettiva, Lista studiò prima belle arti a Salerno e poi si trasferì a Napoli, dove seguì le lezioni di pittura di Gaetano Forte e quelle di scultura di Gennaro Calì. Seguì poi i corsi dell'Accademia napoletana di belle arti, dove fu in seguito docente e maestro di grandi artisti come Vincenzo Gemito, Francesco Jerace e Raffaele Armando Califano Mundo. Fu un artista solidale e condivise con il pittore Gioacchino Toma l'esperienza di insegnare ai meno agiati nelle cosiddette “scuole operaie”, nel Collegio della carità e nelle scuole serali di disegno per operai, organizzate dal Comune.
Le opere
Quella di Stanislao Lista fu una vita intensa malgrado un'infermità fisica alle gambe che, da piccolo, gli aveva reso difficile la deambulazione. Realizzò uno dei quattro leoni di Piazza dei Martiri, a Napoli: è trafitto da una spada e ricorda i caduti carbonari del 1820. Plasmò, per il Teatro San Carlo, la statua di Giovanni Paisiello, grande compositore vissuto tra il 1700 e il 1800. “Pensai – scrisse riferendosi a quest'opera – alla giocondità di Paisiello, alla sua bella voce, e lo espressi come chi canticchia, movendo il dito al ritmo e con guardo incerto in cerca di una melodia”.
Alla Galleria dell'Accademia di Belle arti, sempre a Napoli, sono conservate cinque sue opere, oli su tela e disegni su cartone. Nella splendida Chiesa del Gesù Nuovo è un suo ritratto di padre Cappelloni. Alla morte del papà Giuseppe, scolpì un maestoso busto marmoreo dal titolo “Ritratto del padre”. La Casa reale borbonica gli commissionò un bassorilievo della Cena eucaristica per la facciata di una chiesa di Gaeta (opera perduta) e il gruppo scultoreo dedicato all'episodio evangelico della guarigione del cieco nato, lavori che gli valsero la medaglia d'oro alla mostra borbonica del 1859. E, ancora, in soli dieci giorni, modellò in stucco una scultura del generale e patriota Alessandro La Marmora per rendere onore all'ingresso a Napoli di re Vittorio Emanuele II e, nel 1869, la scultura in legno dell'angelo reggi-cortina per la culla del principe di Napoli. Sempre nella capitale del Mezzogiorno, partecipò all'esposizione nazionale con una scultura lignea dell'Immacolata Concezione e disegnò un monumento a Lord Byron. Nel 1878 mandò alle stampe la raccolta “Intorno all'arte del disegno – pensieri”.
Una strada a Salerno
Nel cuore della città, tra il Teatro Verdi e la Villa Comunale, gli fu dedicato un viale a memoria di un uomo che, con la sua arte, diede fama all'intera cittadinanza.