Vincenzo Perrone, diede la vita per la libertà della Spagna

La riscoperta di un idealista combattente.
Era il 28 agosto 1936 quando il salernitano Vincenzo Perrone, anarchico e antifascista salernitano, è colpito a morte combattendo, a Monte Pelato, nelle vicinanze di Barcellona, contro i nazionalisti del generale e dittatore Francisco Franco.
Una vita avventurosa
Nel luglio 1917, orfano di padre, potrebbe evitare l'arruolamento, ma decide di entrare nel corpo dei bersaglieri ciclisti. A dicembre prende parte alle battaglie del Piave e di Vittorio Veneto; il 20 febbraio 1919 parte con il suo reparto per la Tripolitania (regione nord-occidentale della Libia) partecipando alla battaglia di Misurata, conclusasi con l'armistizio imposto ai ribelli libici.
Rientra in Italia nell'agosto 1919 ed è congedato il 20 dicembre 1920. S'iscrive poi ai Combattenti ed ex Arditi di guerra di Salerno. Nella vita civile diventa ferroviere come il papà Leonardo (la mamma è Antonietta Padula), ma partecipa ad alcuni scioperi di categoria ed è licenziato, per motivi politici, nel 1923. Subirà anche l'onta del carcere per resistenza, disobbedienza e violazione degli obblighi del confino.
Il 29 aprile 1925 è arrestato mentre affigge, con due attivisti comunisti, manifesti che inneggiano al 1° maggio. La Prefettura di Salerno lo ritiene parte di “Italia Libera”, un movimento antifascista. Nel 1925, insieme all'anarchico salernitano Gerardo Landi, si sposta a Milano, da dove spera di riuscire a espatriare in Francia. Non riesce nell'intento perché lo fermano a Ventimiglia. Il 17 novembre 1926 è arrestato per porto abusivo di coltello e mandato al confino nelle isole di Favignana, Ponza e Lipari. Qui viola continuamente le regole ed è più volte arrestato.
È liberato il 29 febbraio 1932 e, nel 1933, espatria in Francia, da clandestino. Da lì si trasferisce prima in Svizzera e poi, nel 1934, a Tunisi. Trova intanto occupazione come rappresentante di commercio, lavoro che gli consente di tornare spesso in Francia.
La morte eroica
È l'agosto 1936 quando si arruola nella Colonna “Berneri-Rosselli” partendo da Parigi insieme ai compagni anarchici Frazzoni e Trapasso. Nel combattimento contro i franchisti, a Monte Pelato, è tra i 150 volontari della libertà che fronteggiano l'attacco di 700 franchisti. Morirà sul campo colpito da una pallottola alla testa e non vedrà la vittoria dei suoi compagni.
I giornali antifascisti dell'epoca esalteranno quella battaglia commemorando la figura di Perrone, il suo coraggio e il dono della sua vita per la libertà di un popolo.