Il maestro Aniello Torretta

Il maestro Aniello Torretta

Sono passati quindici anni – scomparve il 27 marzo 2008 – da quando Salerno ha perso un artista vero come Aniello Torretta, pittore espressionista con un profondo senso della libertà. Lo chiamavano “Controsenso” perché, in sella alla sua bicicletta o al suo motorino, imboccava puntualmente in contromano le strade che attraversava tra San Leonardo e la zona orientale.
Per vivere s'arrangiava vendendo le sue opere, spesso dipinte d'impulso, piccoli gioielli che ancora molti salernitani conservano nelle loro case e che, forse, è possibile trovare in qualche negozio d'antiquario. Amava i colori a tempera, ma aveva competenze che lo portavano ad utilizzare tecniche diverse. I prezzi dei suoi quadri, soprattutto oli su tela? Molto più bassi di quanto avrebbe potuto pretendere, ma ad Aniello, spirito libero come i suoi capelli lunghi, bastava sbarcare il lunario. Eppure, in certe gallerie romane, aveva ottenuto un buon successo e grandi apprezzamenti. Ma quella dell'artista osannato non era la sua vita.

 

Dipingeva tutto ciò che fosse natura

Torretta dipingeva il mare, il paesaggio, la bellezza struggente della natura, le donne come figure materne, malinconiche, sospese tra sacro e sensualità. Tutto era finalizzato a creare stupore, una sorta di preghiera laica alle creature. La vita spesso irrompeva nelle opere di Torretta, che soprattutto negli ultimi tempi non nascondeva le ombre della malattia e forse della paura. Un uomo e pittore che cercava sempre nel trascendente un po' di serenità e di tenerezza malgrado la vita che “indossava”, come i suoi vestiti, a sghimbescio. I quadri erano espressione di un conflitto continuo tra gioie e malinconie, entusiasmi ed angosce, felicità e sofferenza, spesso fatta di solitudine. Sembrava avere tensione verso l'infinito, ma poi c'era la vita con i suoi riti, le sue convenzioni, le sue pesantezze. In alcuni quadri dipinse anche sé stesso, ma sempre in ruoli secondarie e con espressioni che rivelavano sentimenti diversi, spesso in contraddizione tra loro.

 

Controsenso

A chi gli chiedesse perché andasse sempre controsenso, Torretta rispondeva: “Non sono io che vado controsenso è il mondo che va al contrario”. Qualcuno lo aveva paragonato ad Antonio Ligabue, tra i grandi pittori del Novecento, per quella capacità di saper raffigurare i propri “demoni” agitatori dell'anima. A lui il Comune di Salerno volle dedicare una targa di ceramica, opera di Pasquale Lembo, collocata sulla recinzione in ferro del parco giochi tra via Loria e il sottopasso di via Rocco Cocchia, a Pastena.