Vincenzo Perrone, diede la vita per la libertà della Spagna

Vincenzo Perrone, diede la vita per la libertà della Spagna

La riscoperta di un idealista combattente

Era il 28 agosto 1936 quando il salernitano Vincenzo Perrone, anarchico e antifascista salernitano, è colpito a morte combattendo, a Monte Pelato, nelle vicinanze di Barcellona, contro i nazionalisti del generale e dittatore Francisco Franco.

La sua figura è stata riscoperta grazie alle ricerche dell'editore, scrittore e storico Giuseppe Galzerano, che nel 1999 diede alle stampe “Vincenzo Perrone. Vita e lotte, esilio e morte dell'anarchico salernitano volontario della libertà in Spagna”, citato in un articolo che il giornalista Gabriele Bojano ha proposto sulle pagine del “Corriere del Mezzogiorno” il 24 agosto dello scorso anno.

 

 

Una vita avventurosa

Nel luglio 1917, orfano di padre, potrebbe evitare l'arruolamento, ma decide di entrare nel corpo dei bersaglieri ciclisti. A dicembre prende parte alle battaglie del Piave e di Vittorio Veneto; il 20 febbraio 1919 parte con il suo reparto per la Tripolitania (regione nord-occidentale della Libia) partecipando alla battaglia di Misurata, conclusasi con l'armistizio imposto ai ribelli libici.

Rientra in Italia nell'agosto 1919 ed è congedato il 20 dicembre 1920. S'iscrive poi ai Combattenti ed ex Arditi di guerra di Salerno. Nella vita civile diventa ferroviere come il papà Leonardo (la mamma è Antonietta Padula), ma partecipa ad alcuni scioperi di categoria ed è licenziato, per motivi politici, nel 1923. Subirà anche l'onta del carcere per resistenza, disobbedienza e violazione degli obblighi del confino.

Il 29 aprile 1925 è arrestato mentre affigge, con due attivisti comunisti, manifesti che inneggiano al 1° maggio. La Prefettura di Salerno lo ritiene parte di “Italia Libera”, un movimento antifascista. Nel 1925, insieme all'anarchico salernitano Gerardo Landi, si sposta a Milano, da dove spera di riuscire a espatriare in Francia. Non riesce nell'intento perché lo fermano a Ventimiglia. Il 17 novembre 1926 è arrestato per porto abusivo di coltello e mandato al confino nelle isole di Favignana, Ponza e Lipari. Qui viola continuamente le regole ed è più volte arrestato.

È liberato il 29 febbraio 1932 e, nel 1933, espatria in Francia, da clandestino. Da lì si trasferisce prima in Svizzera e poi, nel 1934, a Tunisi. Trova intanto occupazione come rappresentante di commercio, lavoro che gli consente di tornare spesso in Francia.

 

La morte eroica

È l'agosto 1936 quando si arruola nella Colonna “Berneri-Rosselli” partendo da Parigi insieme ai compagni anarchici Frazzoni e Trapasso. Nel combattimento contro i franchisti, a Monte Pelato, è tra i 150 volontari della libertà che fronteggiano l'attacco di 700 franchisti. Morirà sul campo colpito da una pallottola alla testa e non vedrà la vittoria dei suoi compagni. 

I giornali antifascisti dell'epoca esalteranno quella battaglia commemorando la figura di Perrone, il suo coraggio e il dono della sua vita per la libertà di un popolo.