La storia di don Felice Ventura, il giovane prete di Pastena morto sotto i bombardamenti del 1943

La storia di don Felice Ventura, il giovane prete di Pastena morto sotto i bombardamenti del 1943

Oggi vi raccontiamo la storia di un prete salernitano che forse pochi conoscono e le cui vicende tornano più attuali che mai nell’epoca che stiamo vivendo, segnata dal conflitto Russia - Ucraina.

“Il pastore non può abbandonare il suo gregge”. Don Felice Ventura, parroco a Santa Margherita, fu fedele a quelle sue parole fino alla morte quando, il 16 settembre 1943, un bombardamento degli Alleati colpì anche la sua chiesa uccidendolo insieme a due giovani dell'Azione Cattolica: Michele Greco e Matteo Rufolo. Aveva solo 34 anni.


La vita di don Felice Ventura

Nato ad Ogliara nel 1909, entrò nel Seminario di Salerno nel 1920 dimostrando, come scriveva il rettore, don Vincenzo Alfano, “buone disposizoni: pio, rispettoso”. Negli anni successivi, i suoi superiori ne parlano come “un esempio di bontà e di disciplina: sempre docile, pio e sottomesso, lodevole per condotta, pietà ed anche diligenza nello studio”. Fu ordinato sacerdote il 30 luglio 1933 dal Vescovo di Nocera de' Pagani, monsignor Giuseppe Romeo. Nel 1933 fu nominato parroco di San Giovanni Battista, a Bracigliano.


A Santa Margherita

Nel 1939, l'allora arcivescovo, monsignor Nicola Monterisi, lo nominò parroco di Santa Margherita, comunità che aveva pianto la scomparsa della sua guida spirituale, don Francesco Manzo. Nell'allora Pastena s'impegnò molto nella cura dei più piccoli rinnovando l'asilo e insegnando religione ai bambini degli ultimi tre anni delle elementari. Agli inizi del 1942 fondò l'Azione Cattolica parrocchiale e, nella sua azione pastorale, diede grande importanza al ruolo della donna


Don Felice Ventura continuò la missione anche sotto le bombe

.Durante la II Guerra mondiale si adoperò per aiutare in tutti i modi la popolazione sia con sostegni materiali sia con la direzione spirituale. Anche durante la guerra non trascurava mai di tenere la sua meditazione del mattino. Non volle fuggire. A chi gli chiedeva di scappare o di trovare un rifugio perché la stessa chiesa di Santa Margherita poteva essere bersaglio di bombardamenti aereonavali, rispondeva: “Se succede qualcosa verrò ad aprirvi le porte del Paradiso”. Morì sotto le macerie della casa canonica stringendo una corona del Rosario tra le mani. Il suo corpo, insieme alle spoglie dei due giovani collaboratori, fu prima sepolto nel giardino adiacente alla chiesa e, poi, accolto nella cappella della famiglia Ventura nel cimitero di Salerno.


Le parole della prece e il legame con il quartiere Pastena

Sulla pagellina-prece fu scritto tra l'altro: “Fulgido l'esempio del ministro di Dio, che in odio alla fede, in queste ultime vicende di guerra, vien deportato o fucilato, ma ugualmente grande, sublime e fulgida è la morte di don Felice Ventura, che per incursione aerea, si abbatte sotto il crollo della sua canonica colpita, tra i suoi parrocchiani, dove l'ha lasciato il suo arcivescovo. Figliani di Santa Margherita di Pastena, suore e bambini dell'asilo parrocchiale, privati di tanto pastore e padre, siate grati alla sua memoria!”.