Sàndor Márai, un grande della letteratura in esilio a Salerno

Sàndor Márai, un grande della letteratura in esilio a Salerno

Il civico 64 di via Trento, a Pastena, ospitò per dodici anni, dal 1968 al 1980, uno dei più grandi scrittori del Novecento, quel Sàndor Márai, nato a Kosice, in Ungheria, nell'aprile l'11 aprile 1900 e fiero oppositore prima del regime nazista, che governò il Paese durante la Seconda Guerra Mondiale, e poi del regime comunista che subentrò.
Quell'opposizione convinta e risoluta, senza paura e senza tentennamenti, costrinse Sándor Károly Henrik Groschenschmied de Mára – questo il suo nome completo – a un lungo esilio, che terminò solo con la sua morte, avvenuta negli Stati Uniti, a San Diego, il 22 febbraio 1989.

 

Un esilio nell'anonimato
A Salerno visse nell'anonimato insieme alla sua consorte Lola, con la quale era abituato a fare lunghe passeggiate mattutine al mare e a trascorrere i pomeriggi tra l'affetto dei bambini che abitavano nel loro palazzo. Una persona semplicissima, per quanto ritenuto a ragione uno dei più grandi scrittori europei. Autore di capolavori assoluti come “A gyertyák csonkig égnek”, in italiano “Le braci”, libro che racconta l'incontro tra due uomini, dopo 41 anni, in un castello ai piedi dei Carpazi (con il fantasma di una donna che aleggia tra loro), a Salerno visse un periodo di particolare creatività, pubblicando, tra il 1968 e il 1980, otto libri in lingua ungherese, incluso il Diario che comprende il periodo 1968-1975.

 

Non dimenticò mai Salerno
In una lettera inviata negli anni successivi alla partenza dalla nostra città scrisse: “Pensiamo spesso a quanto Salerno rappresentasse casa per noi”. E, in un testo di ricordi, appuntò: “Gli anni trascorsi a Salerno sono stati i migliori del nostro lungo esilio”. A Salerno, malgrado l'esilio, gli bastava poco per essere felice: una passeggiata a mare, un balcone pieno di sole, il bagno estivo al mattino presto, i dialoghi con i pescatori. E si mostrerà molto preoccupato per la sua Salerno e gli amici lasciati quando saprà, nel 1980, del terremoto.

 

La memoria
Nel 2006 il Comune collocò, a lungomare Colombo, un busto in sua memoria mentre una targa fu posta dinanzi al civico 64 di via Trento.